Primo Equipaggio Elbano con Numero 80 - Bartolini e Pierini

 

 

MOTORI

I  motori sono stati sicuramente la prima passione che ho avuto, poichè come ho scritto nella mia storia fin da quando avevo 3-4 anni, ero  in mezzo ai motori e all'officina meccanica. Quando avevo una decina d'anni mia mamma aveva un ciclomotore , un Aquilotto della Bianchi, Ogni tanto riuscivo a farci qualche giretto nei dintorni di casa. Erano i primi approcci dal vero con il mondo delle ruote,  ero padrone, potevo decidere quando dare gas e quando fermarmi . Da  considerare che alla fine degli anni 40 all'Elba il traffico era veramente limitato tanto che non c'era ancora la Polizia stradale. Credo non ci fossero neanche delle leggi che stabilivano un'età minima per usare quei mezzi, che  furono messi sul mercato solo dopo l'invenzione del motore a 2 tempi, e in seguito l'età minima  fu fissata a 14 anni. Appena possibile chiesi a mio babbo una due ruote, mi dette un Isomoto 125cc usato, aveva ruote da 10", quindi con sella abbastanza bassa da terra. Erano i primi mezzi insieme alla Vespa e alla Lambretta ad avere ruote piccole; solitamente le moto le avevano da 17-19". In quel periodo i miei avevano una rappresentanza della Isothermos, che produceva diversi modelli, aveva un motore particolare, ovvero aveva due cilindri, ma con una sola testa ed una sola candela ed i due pistoni erano montati in maniera leggermente sfalsata, cosi usufruivano tutti e due dell'esplosione della miscela contemporaneamente. Quel motore era montato su 3 tipi di 125 fra cui lo sport, un pò più generoso e a ruote alte, ed un motocarro 125cc inoltre produceva anche l'Isetta una vetturetta con 2 ruote posteriori, quasi accoppiate, e con portellone che si apriva sul davanti, tirandosi dietro lo sterzo per far uscire le due persone, che poteva ospitare.

(Aquilotto)

(Isomoto 125)

 
Nel 1955/56  abbandonarono la Isothermos, per la più proficua Piaggio, che costruiva  la Vespa ed il furgone Ape. Qualche anno dopo qualcuno disse che avevamo tolto via tutti gli asini di Capoliveri e Pomonte, zona dove abbondavano, ed è la verità: ricordo che una volta venne un cliente a chiedere se gli ritiravamo l'asino in cambio di un furgone Piaggio La cosa sicuramente ci  fece ridere e a volte la raccontiamo proprio per la sua "unicità". Ma torniamo a noi,  dopo questo cambio di "rappresentanza" era logico pensare che il prossimo mezzo sarebbe stato una Vespa. Quella che mi dettero era un 125cc sempre usato di cui ho una foto, ed in seguito ebbi una 150cc anche questa rigorosamente usata. Alla 125 feci varie modifiche per farla rendere un pò di più, naturalmente erano sempre lavori artigianali che consistevano nell' alesare il cilindro fino a mettere un pistone della 150 cc, allargare luci di aspirazione e scarico, e con tela smeriglio e " pelle di dito" che si consumava assieme alla ghisa del cilindro, lucidare fino a far sembrare cromate le suddette luci, così si  riusciva ad ottenere qualche briciolo di cavallo. Una volta  che il  carburatore della 125  era di dimensioni non più adeguate, riuscii a mettere un carburatore di una Sertum 350 cc,  con dei getti un pò ridotti; per metterlo dovetti levare il bauletto dx  e aprire nel laterale una feritoia  che mi permettesse di far uscire il collettore di aspirazione e permettesse anche il molleggio del motore. Non soddisfatto, tolsi i contrappesi dal volano, e per dare corrente alla candela applicai una batteria, il motore andava su di giri con un fil di gas neanche fosse una moto da GP, ma non avendo più  inerzia, si producevano delle  vibrazioni tali da faticare a tenere strette le manopole, ma sopratutto, come finiva la batteria eri a piedi e di sera..... doverosamente a casa, inutile dire che l'esperimento durò giusto il tempo di accorgersi  che era meglio rimetterla come mamma l'aveva fatta.

(Vespa 125  mod. 54)

(Vespa 150 mod. 56)

 

18 ANNI

Nel 1958 approfittando della legge che vigeva, appena compiuti 17 anni e mezzo, presi il foglio rosa per la guida dell'auto. Avevo a disposizione una 600 multipla di quelle a 8 posti, ma serviva un patentato per poter guidare e poi, a dir il vero, non avrei neanche potuto portare altri passeggeri. Nonostante ciò, il sabato sera, passavo a prendere un amico patentato che abitava nel palazzo accanto al mio e assieme andavamo a Carpani a fare il carico, Paolo, Piero Franco, e qualche altro..... Si partiva per qualche bar dove ci fermavamo a fare due chiacchere, due risate, ma eravamo sempre ben sobri e i nostri rientri erano sempre prima della mezzanotte. Erano altri tempi e all'Elba e d'inverno poi, non c'erano locali notturni, che comunque non ci piacevano neppure molto, per cui all'infuori di quattro chiacchere, non c'era altro da fare. A 18 anni e 12 giorni dovevo per forza passare l'esame di guida. Avevo solo 12 giorni a disposizione, perchè prima del compimento dei 18 anni non potevo darlo e dopo i 12 giorni scadeva il foglio rosa.

 

Per la troppa fretta non mi aveva neanche sfiorato l'idea di una possibile situazione, così andai a Livorno a darlo e mi toccò ritornarci dopo due giorni perchè per un problema non era presente l'ingegnere della Motorizzazione, comunque, prima del dodicesimo giorno, il grande passo era fatto e, manco a dirlo con esito positivo. Fin da ragazzo, come ho scritto nella mia storia ho avuto modo di salire, sia come autista che come passeggero su svariati modelli di auto e questo ti aiuta a non farti più sentire differenze quando lasci un auto per un'altra. A volte vedo persone che cambiando auto sono proprio handicappate, quasi come fosse la prima volta che guidano. Per un certo tempo ho fatto anche l'autista delle nostre macchine da noleggio (quelle che ora sono Taxi), insomma posso dire che nella mia vita un pò di km li ho fatti.

(600 Multipla)

 
RALLY 70

Nel 1970, colpito da un attacco di rallyte, dopo essermi entusiasmato per quelli visti nel 1968 e nel 1969, (vedi nella mia storia alcuni particolari) volli cimentarmi anche io con Carlo, l'amico di sempre, come copilota,  oltre che al momento, mio dipendente. In quegli anni avevamo la rappresentanza Alfa Romeo, quindi dovevamo andare doverosamente con una Alfa. Trovai una Giulia 4 marce, pesa e lenta come una lumaca e tentammo l'avventura. Ricordo che alla partenza venne Dado Andreini, promotore e organizzzatore di vari rally e con una forte esperienza di corse. Ci chiese che intenzioni avevamo, come avremmo affrontato la gara con quella macchina che lui guardava di traverso, molto dubbioso, gli rispondemmo che ce l'avremmo messa tutta e speravamo di rivederci sul traguardo due giorni dopo. Io, appassionato di elettronica, avevo costruito un interfono , simile a quello che avevamo visto sulla macchina di Lele Pinto l'anno prima, purtroppo smise di funzionare quasi in contemporanea al distacco quasi completo della marmitta di scarico, andata in collisione dopo un salto su una pietra piantata nella "strada" sterrata della Segagnana. La prima tappa la finimmo con Carlo quasi senza voce dal grande urlare. Un particolare curioso, per fare le prove usavamo della benzina che per ragioni di sicurezza toglievamo  dalle imbarcazioni che avevamo in rimessaggio, e benchè controllata a volte in quache tanica dove la mettevamo c'era dell'acqua. Non si sa come una di queste taniche era venuta in mezzo alle taniche della benzina acquistata fresca per la  gara.

(La  partenza)

(Alcuni passaggi 01)

 

Partiti dalla Pila dopo un punto di sosta e di rabbocco carburante, arrivati alla curva davanti all'Hotel La Perla, dove c'è il bivio per Campo all'aia, nel bel mezzo della curva la Giulia si fermò, di lì a poco passò una pattuglia della Polizia Stradale che si mise a smistare il traffico, lasciandoci tranquilli a cercare di risolvere il problema, Carlo, oltre che copilota anche ns meccanico, prima alla Piaggio e poi ai motori marini,  uscito subito dalla macchina dopo aver aperto il cofano motore mi dice di girare la chiave ed il motorino di avviamento per controllare la corrente, poi accertatosi che la causa non è quella, stacca il tubo della benzina e dice: GIRA, intendendo il motorino e poi,.. Si ...Si la benzina arriva, ma immediatamente ripete gira ancora, gira......e poi   ma è acqua, lui la conosceva bene, perchè sulle barche spesso accade di trovare acqua nella benzina. e sapeva anche come procedere per levarla. Detto fatto, presa una pinza di quelle da idraulici  si tuffa sotto il serbatoio, gia malridotto dai colpi presi e con un taglio in un angolo, tolto il l tappo Carlo fa uscire l'acqua che più pesante sta sul fondo e che ora va ad  irrorare tutta la strada. Nel frattempo io avevo tolto i getti al carburatore per svuotarlo, uno cadde da dove era appoggiato fra il radiatore e la mascherina; inutili  furono i tentativi con vari attrezzi, per recuperarlo, alla fine strappammo la mascherina esterna e ci riuscimmo. Ripartimmo in gran fretta..... sembrava  andassimo a correre.... fortunatamente il punto di controllo orario era a Rio Elba,  dopo aver fatto Parata, Cavo e Rio Marina, quindi un percorso abbastanza lungo, per questo  riuscimmo a non prendere penalità, anzi facemmo le due Prove Speciali di Volterraio e Parata con dei tempi per noi e per la nostra Giulia veramente strabilianti. Alla prima tappa il traguardo ci vide arrivare e ci videro arrivare anche tutti coloro che non ci avevano contato molto.  Un particolare curioso, il taglio era stato stuccato con dei fichi secchi, e  anche se fa ridere, ci salvarono la gara, questa era un trucco insegnatomi da mio nonno e funzionò alla grande, i fichi facevano parte delle attrezzature di primo intervento, a Porto Azzurro alcune persone vedendo fare l'operazione ci presero in giro, ma loro non conoscevano i trucchi dei vecchi di mestiere.

(Alcuni passaggi 02)

(L'arrivo)

Osservando bene si vede la mancanza  della mascherina  sinistra, sotto ai fanali.

 

LA SECONDA NOTTE

Un altro fatto saliente accadde la seconda notte Arrivati verso Cavoli trovammo un Elbano, Sergio, che da diversi anni era residente nel Pistoiese, da anni partecipava a gare in salita, per quell'occasione era venuto a cimentarsi in un rally e correva come pseudo elbano, era lì fermo sul ciglio della strada con l'auto in panne. Sicuramente quello che facemmo non fu la cosa più intelligente: ci fermammo a chiedere se aveva bisogno di aiuto!! Insomma è come chiedere in guerra al nemico cui si è inceppata l'arma se vuole che gli prestiamo la nostra. Aveva la cinghia dell'alternatore rotta e la poca corrente che restava in batteria gli serviva per tenere acceso il motore, ma doveva andare a luci spente, così si mise dietro di noi ed arrivò a Marina di Campo alla sua assistenza dove risolse rapidamente il problema e indovinate come fini?..... si quel gesto di generosità ci costò caro, infatti lui prese la coppa primo elbano la coppa per il più giovane la coppa per il primo di classe, e mi sembra, anche una targa offerta da qualche comune Elbano.

 
 
(Serie di passaggi)

 

A noi come disse qualcuno, toccò la "famosa Coppa del Nonno", quella col gelato....... non proprio quella, ma insomma quante ne perdemmo, a noi toccò solo una coppa per il secondo classificato di gruppo. La nostra avventura era così finita, avevamo corso per due giorni senza marmitta ed in finale con un ammortizzatore anteriore lasciato all'assistenza della Livorno corse perchè staccato dal supporto superiore. Di bello oltre il divertimento e l'avventura ci restavano anche altre due consolazioni, una il numero che avevamo, il numero 80, mai più assegnato nella storia del Rally, sicuramente non lo avranno fatto per noi, ma .... lasciatemelo credere. L'altra fù che all'arrivo trovammo nuovamente Dado Andreini. Venuto a congratularsi ci disse chiaramente che non avrebbe mai pensato che saremmo arrivati, neanche quando avevamo tagliato il traguardo la prima tappa, beh! Un bel premio, grazie Dado.

(La Targa  80, mai più assegnata)

 
RALLY  71

Sull'onda dell'esperienza del primo rally, volli tentare anche il secondo anno Questa volta pur restando Alfisti, d'altronde dovevamo fare un pò di reclame a ciò che vendevamo, andammo con un GT 1300, non era un mostro di potenza, ma certamente rispetto alla Giulia, era già un bel salto avanti. Quell'anno Andreini aveva studiato un nuovo percorso che includeva la nostra campagna e passava in un punto dove attraversava un campo che, anche se non lavorato, restava sempre un campo. Mio babbo non ebbe nessun problema a dargli l'autorizzazione, ma lo avvertimmo che se pioveva, quel campo sarebbe risultato un massacro per  quelli che passavano un pò addietro, ci rispose che così sarebbe stato più divertente. In effetti quei giorni furono di pioggia intensa. Ricordo la prima P.S., era la Falconaia, sembrava di camminare sul sapone, lungo la discesa dove si scopre Nisporto, trovammo almeno 4 macchine finite fuori strada e fortunatamente fermate dalla vegetazione.   Da Nisporto per  Rio con il nostro GT gruppo 1, quindi strettamente di serie, non riuscivamo ad andare perchè si restava a cavallo del dosso formatosi in centro strada, ed anche spostandosi sui lati si ricadeva sempre dentro, dovevamo andare avanti a colpi di frizione, cercando di far saltare il muso della macchina  e spianare questa cresta di terra. La mattina c'era la prova del Buraccio, quella  che passava dal nostro campo. Io avevo fatto posizionare il nostro trattore in previsione di essere tirati fuori, solo non avevo pensato che gli altri che passavano prima di me, io avevo il n°61, avrebbero bloccato la strada, infatti  il trattore dovette prima tirar fuori loro, uno di questi, non riuscendo a slegare la corda dalla macchina, non seppe far di meglio che sganciarla dal trattore e portarsela via. Fatto curioso nel..... fatto curioso l'anno scorso per un puro caso il cognato di mia nipote si è trovato insieme a quel pilota e glielo ha sentito raccontare.

(La partenza ,sta già piovendo)

(Alcuni passaggi 01)

 

 Arrivai poi  io e trovai  i miei che erano alla ricerca di una altra corda. Quindi  arrivò Galullo che con il suo Maggiolino a trazione posteriore riuscì con l'aiuto del pubblico, a passare, mettendo una ruota nel fosso, da considerare che  colui che si era portato via la corda, aveva lasciato gli altri senza più speranza. Dietro di me arrivò Fagnola che visto" il massacro", e per non rischiare di venirmi addosso, tirò a dritto nel campo, ricordo che aveva lasciato il motore acceso e il tubo di scarico faceva le bolle da sotto il fango (e sì che la Fiat 125 era abbastanza alta). Nell'occasione perse una scarpa nella melma e non riuscì più a trovarla. Infine trovata una corda mi tirarono fuori e mi trovai così dietro ai Fratelli  Galullo. Avevamo accumulato tanto ritardo che eravamo 2 minuti fuori tempo massimo, nessuno ci avvisò che avevano tolto quella prova, avevano condonato 30 minuti e le auto che erano riusciti a bloccare dopo di noi,  le avevano deviate sulla via provinciale per Porto Azzurro e si rincrociavano con noi all'Hotel Plaza.

(Alcuni passaggi 02)

 

j

(Un altro passaggio)

(Notare i solchi nella strada)

(La Targa  61)

 
L'AVVENTURA FINALE

Durante il proseguimento della gara ci avvertirono dei 30 minuti e di tutto il resto, ma a dire il vero il nostro Gt era un pò malconcio, le creste di terra della Falconaia ci avevano strappato il cavo del freno a mano ed ora il fango accumulato sui freni a disco non permetteva più il raffreddamento, per frenare un pò dovevo pompare varie volte sul pedale, ma  non ottenevo grandi cose e quando vai a correre serve che i freni  funzionino perfettamente. Facemmo in quelle condizioni tutto il giro da marciana PuntaNera Pomonte S.Piero e alla Pila  al nostro meccanico, che  in quell'occasione era Lido detto Carnera  per la sua stazza non troppo grossa, spiegai il problema freni, pensò ci fosse dell'aria e si mise a scaricarla, ma  al posto dell'aria usciva fumo, tentò di immettere tutto l'olio che aveva di scorta, ma il problema non si risolse. Per non farli stare in pensiero dissi che ora andavano e  ripartimmo dicendo di procurarsi altro olio da sostituire alla  sosta successiva, ma per premio dovevamo fare la Segagnana e chi la conosce sa bene quali strapiombi  ci siano, comunque la parte più pericolosa era in salita, quindi  i freni non servivano e magari si sarebbero un pò raffreddati; per la discesa ci avremmo pensato al momento opportuno. Arrivati ad un controllo a timbro, sia noi sia i fratelli Galullo trovammo che la postazione non era attiva, perchè qualcuno si era dimenticato di dire che noi marciavamo con 30 minuti di ritardo, ma regolarmente abbuonati., decidemmo di proseguire ugualmente. Qui ci  fu l'avventura definitiva, arrivati in cima al Monte Tambone, veramente scoraggiati, senza freno a mano, con i freni su cui non potevamo fare affidamento e con la discesa da affrontare, anche se non ci dicevamo nulla ognuno di noi sapeva bene il rischio che correvamo, ma sentite cosa accadde: arrivati  in cima alla piana trovammo ........ un bel fagiano.... Carlo uscì di corsa dalla macchina per prenderlo, ma lui volò via. Ci presero le risa, ci guardammo e poi decidemmo che la nostra vita era più preziosa  di un arrivo, valutammo anche il fatto che non avevamo il timbro sulla scheda e decidemmo di mettere fine alla gara (Galullo il controllo a timbro lo trovò all'uscita e fu ritenuto valido ugualmente). Peccato perchè a Lacona rimaneva solo da fare il pezzo di strada che passando per Colle Reciso ci avrebbe portato al traguardo della prima tappa, e per la seconda c'era il tempo di rimettere a posto  i vari problemi, ma la seconda avventura ormai era finita lì. La sera alla premiazione (di chi era arrivato) trovai uno degli organizzatori, a cui rivolsi le mie rimostranze,  dissi che avevo i filmati, ed era vero, di tutte le macchine che erano state spinte o tirate col trattore,  che non avevo trovato il controllo che doveva esserci e minacciai  di mandare una relazione  a chi di dovere e far annullare la gara, mi dissero che sarebbe stata una pessima reclame per l'Elba ed il suo Rally e mi convinsero a prenderla con filosofia, così la rabbia lasciò posto al buon senso. L'anno dopo ebbi dei contatti con  l'AR  Francia, sponsorizzata da una nota casa di spumanti  che voleva mettere in mano ad uno "sensa nome" un'AR GT 2000 per valutarne i punti deboli e...... lì ragazzi c'era da divertirsi, si perchè quando ti dicono vai senza paura perchè vogliamo vedere cosa si rompe, beh! la cosa ti manda in sollucchero..., dopodichè la macchina con le opportune modifiche sarebbe stata  assegnata ad un pilota di fama mondiale Vennero all'Elba Lui e il rappresentante  AR, ci incontrammo al porto, parlammo su come procedere, mi dissero cosa volevano che io facessi, poi   purtroppo,  per intoppi doganali non riuscimmo ad avere l'auto in tempo e quella speranza andò in fumo. Quell'anno al rally partecipai in qualità di spettatore. L'anno successivo  mio cognato ed io pensammo di andare con una  ALFA SUD, ma essendo nuova non aveva ancora le fiches di omologazione e avremmo dovuto correre fra i prototipi, con tutte le conseguenze di impianti di freni, di antincendio e di sicurezza che non erano proprio alle nostre portate, specialmente per la ristrettezza dei tempi sperammo fino all'ultimo di avere le fiches e partecipare in gruppo 1 o max 2 per via delle modifiche che avevamo fatto alle sospensioni per alzarla un pò da terra, ma non arrivarono in tempo. Finì così  per sempre l'avventura Rallystica. Approfittando di questo diario, voglio ancora una volta ringraziare tutti gli amici che mi sostennero, tutti coloro che presero parte all'assistenza ed in primis i parenti, Babbo, Anna, Luciano e  Grazia che fece il rally parallelo a me per vedermi passare ed in un'occasione per portarmi il tappo dell'olio che avevamo perso, ed infine a Carlo che si è sempre fidato di me, della mia guida e non solo in queste occasioni.
 
Ah!!!!!!  dimenticavo.... non è che con il rally è finita la passione per i motori, anzi, io e Grazia abbiamo "scoperto" quanto è bello andare in giro con la Moto, così abbiamo cominciato ad assaporare una nuova "giovinezza". La prima moto era una Yamaha Virago 500 con cui siamo andati un pò per l'italia ed anche in Francia, ci è piaciuto talmente tanto che il Virago l'abbiamo sostituito con una più comoda Yamaha Dragstar 650  con la quale abbiamo fatto tre bei viaggi nella parte bassa della Francia. Quest'anno, per una  tendinite ad una mia gamba, non siamo andati, ma ci riproponiamo di recuperare il tempo perso.   
 
 
 
Visitate il Sito http://www.ilsitodipier.net/
 

 

Pagina Indietro

Pagina Avanti

Primo Equipaggio Elbano con Numero 80 - Bartolini e Pierini..

 

Vincenzo.

 

 

Torna Indietro alla mia Home Page...

 

E-Mail...