Primo Equipaggio Elbano con Numero 80 - Bartolini e Pierini
MOTORI |
(Aquilotto) (Isomoto 125) |
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Nel 1955/56 abbandonarono la Isothermos, per la più proficua Piaggio, che costruiva la Vespa ed il furgone Ape. Qualche anno dopo qualcuno disse che avevamo tolto via tutti gli asini di Capoliveri e Pomonte, zona dove abbondavano, ed è la verità: ricordo che una volta venne un cliente a chiedere se gli ritiravamo l'asino in cambio di un furgone Piaggio La cosa sicuramente ci fece ridere e a volte la raccontiamo proprio per la sua "unicità". Ma torniamo a noi, dopo questo cambio di "rappresentanza" era logico pensare che il prossimo mezzo sarebbe stato una Vespa. Quella che mi dettero era un 125cc sempre usato di cui ho una foto, ed in seguito ebbi una 150cc anche questa rigorosamente usata. Alla 125 feci varie modifiche per farla rendere un pò di più, naturalmente erano sempre lavori artigianali che consistevano nell' alesare il cilindro fino a mettere un pistone della 150 cc, allargare luci di aspirazione e scarico, e con tela smeriglio e " pelle di dito" che si consumava assieme alla ghisa del cilindro, lucidare fino a far sembrare cromate le suddette luci, così si riusciva ad ottenere qualche briciolo di cavallo. Una volta che il carburatore della 125 era di dimensioni non più adeguate, riuscii a mettere un carburatore di una Sertum 350 cc, con dei getti un pò ridotti; per metterlo dovetti levare il bauletto dx e aprire nel laterale una feritoia che mi permettesse di far uscire il collettore di aspirazione e permettesse anche il molleggio del motore. Non soddisfatto, tolsi i contrappesi dal volano, e per dare corrente alla candela applicai una batteria, il motore andava su di giri con un fil di gas neanche fosse una moto da GP, ma non avendo più inerzia, si producevano delle vibrazioni tali da faticare a tenere strette le manopole, ma sopratutto, come finiva la batteria eri a piedi e di sera..... doverosamente a casa, inutile dire che l'esperimento durò giusto il tempo di accorgersi che era meglio rimetterla come mamma l'aveva fatta. |
(Vespa 125 mod. 54) (Vespa 150 mod. 56) |
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18 ANNI |
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Per la troppa fretta non mi aveva neanche sfiorato l'idea di una possibile situazione, così andai a Livorno a darlo e mi toccò ritornarci dopo due giorni perchè per un problema non era presente l'ingegnere della Motorizzazione, comunque, prima del dodicesimo giorno, il grande passo era fatto e, manco a dirlo con esito positivo. Fin da ragazzo, come ho scritto nella mia storia ho avuto modo di salire, sia come autista che come passeggero su svariati modelli di auto e questo ti aiuta a non farti più sentire differenze quando lasci un auto per un'altra. A volte vedo persone che cambiando auto sono proprio handicappate, quasi come fosse la prima volta che guidano. Per un certo tempo ho fatto anche l'autista delle nostre macchine da noleggio (quelle che ora sono Taxi), insomma posso dire che nella mia vita un pò di km li ho fatti. |
(600 Multipla) |
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RALLY 70 Nel 1970, colpito da un attacco di rallyte, dopo essermi entusiasmato per quelli visti nel 1968 e nel 1969, (vedi nella mia storia alcuni particolari) volli cimentarmi anche io con Carlo, l'amico di sempre, come copilota, oltre che al momento, mio dipendente. In quegli anni avevamo la rappresentanza Alfa Romeo, quindi dovevamo andare doverosamente con una Alfa. Trovai una Giulia 4 marce, pesa e lenta come una lumaca e tentammo l'avventura. Ricordo che alla partenza venne Dado Andreini, promotore e organizzzatore di vari rally e con una forte esperienza di corse. Ci chiese che intenzioni avevamo, come avremmo affrontato la gara con quella macchina che lui guardava di traverso, molto dubbioso, gli rispondemmo che ce l'avremmo messa tutta e speravamo di rivederci sul traguardo due giorni dopo. Io, appassionato di elettronica, avevo costruito un interfono , simile a quello che avevamo visto sulla macchina di Lele Pinto l'anno prima, purtroppo smise di funzionare quasi in contemporanea al distacco quasi completo della marmitta di scarico, andata in collisione dopo un salto su una pietra piantata nella "strada" sterrata della Segagnana. La prima tappa la finimmo con Carlo quasi senza voce dal grande urlare. Un particolare curioso, per fare le prove usavamo della benzina che per ragioni di sicurezza toglievamo dalle imbarcazioni che avevamo in rimessaggio, e benchè controllata a volte in quache tanica dove la mettevamo c'era dell'acqua. Non si sa come una di queste taniche era venuta in mezzo alle taniche della benzina acquistata fresca per la gara. |
(La partenza) (Alcuni passaggi 01) |
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Partiti dalla Pila dopo un punto di sosta e di rabbocco carburante, arrivati alla curva davanti all'Hotel La Perla, dove c'è il bivio per Campo all'aia, nel bel mezzo della curva la Giulia si fermò, di lì a poco passò una pattuglia della Polizia Stradale che si mise a smistare il traffico, lasciandoci tranquilli a cercare di risolvere il problema, Carlo, oltre che copilota anche ns meccanico, prima alla Piaggio e poi ai motori marini, uscito subito dalla macchina dopo aver aperto il cofano motore mi dice di girare la chiave ed il motorino di avviamento per controllare la corrente, poi accertatosi che la causa non è quella, stacca il tubo della benzina e dice: GIRA, intendendo il motorino e poi,.. Si ...Si la benzina arriva, ma immediatamente ripete gira ancora, gira......e poi ma è acqua, lui la conosceva bene, perchè sulle barche spesso accade di trovare acqua nella benzina. e sapeva anche come procedere per levarla. Detto fatto, presa una pinza di quelle da idraulici si tuffa sotto il serbatoio, gia malridotto dai colpi presi e con un taglio in un angolo, tolto il l tappo Carlo fa uscire l'acqua che più pesante sta sul fondo e che ora va ad irrorare tutta la strada. Nel frattempo io avevo tolto i getti al carburatore per svuotarlo, uno cadde da dove era appoggiato fra il radiatore e la mascherina; inutili furono i tentativi con vari attrezzi, per recuperarlo, alla fine strappammo la mascherina esterna e ci riuscimmo. Ripartimmo in gran fretta..... sembrava andassimo a correre.... fortunatamente il punto di controllo orario era a Rio Elba, dopo aver fatto Parata, Cavo e Rio Marina, quindi un percorso abbastanza lungo, per questo riuscimmo a non prendere penalità, anzi facemmo le due Prove Speciali di Volterraio e Parata con dei tempi per noi e per la nostra Giulia veramente strabilianti. Alla prima tappa il traguardo ci vide arrivare e ci videro arrivare anche tutti coloro che non ci avevano contato molto. Un particolare curioso, il taglio era stato stuccato con dei fichi secchi, e anche se fa ridere, ci salvarono la gara, questa era un trucco insegnatomi da mio nonno e funzionò alla grande, i fichi facevano parte delle attrezzature di primo intervento, a Porto Azzurro alcune persone vedendo fare l'operazione ci presero in giro, ma loro non conoscevano i trucchi dei vecchi di mestiere. |
(Alcuni passaggi 02) (L'arrivo) Osservando bene si vede la mancanza della mascherina sinistra, sotto ai fanali. |
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LA SECONDA NOTTE |
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(Serie di passaggi) | ||||
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A noi come disse qualcuno, toccò la "famosa Coppa del Nonno", quella col gelato....... non proprio quella, ma insomma quante ne perdemmo, a noi toccò solo una coppa per il secondo classificato di gruppo. La nostra avventura era così finita, avevamo corso per due giorni senza marmitta ed in finale con un ammortizzatore anteriore lasciato all'assistenza della Livorno corse perchè staccato dal supporto superiore. Di bello oltre il divertimento e l'avventura ci restavano anche altre due consolazioni, una il numero che avevamo, il numero 80, mai più assegnato nella storia del Rally, sicuramente non lo avranno fatto per noi, ma .... lasciatemelo credere. L'altra fù che all'arrivo trovammo nuovamente Dado Andreini. Venuto a congratularsi ci disse chiaramente che non avrebbe mai pensato che saremmo arrivati, neanche quando avevamo tagliato il traguardo la prima tappa, beh! Un bel premio, grazie Dado. |
(La Targa 80, mai più assegnata) |
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RALLY 71 Sull'onda dell'esperienza del primo rally, volli tentare anche il secondo anno Questa volta pur restando Alfisti, d'altronde dovevamo fare un pò di reclame a ciò che vendevamo, andammo con un GT 1300, non era un mostro di potenza, ma certamente rispetto alla Giulia, era già un bel salto avanti. Quell'anno Andreini aveva studiato un nuovo percorso che includeva la nostra campagna e passava in un punto dove attraversava un campo che, anche se non lavorato, restava sempre un campo. Mio babbo non ebbe nessun problema a dargli l'autorizzazione, ma lo avvertimmo che se pioveva, quel campo sarebbe risultato un massacro per quelli che passavano un pò addietro, ci rispose che così sarebbe stato più divertente. In effetti quei giorni furono di pioggia intensa. Ricordo la prima P.S., era la Falconaia, sembrava di camminare sul sapone, lungo la discesa dove si scopre Nisporto, trovammo almeno 4 macchine finite fuori strada e fortunatamente fermate dalla vegetazione. Da Nisporto per Rio con il nostro GT gruppo 1, quindi strettamente di serie, non riuscivamo ad andare perchè si restava a cavallo del dosso formatosi in centro strada, ed anche spostandosi sui lati si ricadeva sempre dentro, dovevamo andare avanti a colpi di frizione, cercando di far saltare il muso della macchina e spianare questa cresta di terra. La mattina c'era la prova del Buraccio, quella che passava dal nostro campo. Io avevo fatto posizionare il nostro trattore in previsione di essere tirati fuori, solo non avevo pensato che gli altri che passavano prima di me, io avevo il n°61, avrebbero bloccato la strada, infatti il trattore dovette prima tirar fuori loro, uno di questi, non riuscendo a slegare la corda dalla macchina, non seppe far di meglio che sganciarla dal trattore e portarsela via. Fatto curioso nel..... fatto curioso l'anno scorso per un puro caso il cognato di mia nipote si è trovato insieme a quel pilota e glielo ha sentito raccontare. |
(La partenza ,sta già piovendo) (Alcuni passaggi 01) |
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Arrivai poi io e trovai i miei che erano alla ricerca di una altra corda. Quindi arrivò Galullo che con il suo Maggiolino a trazione posteriore riuscì con l'aiuto del pubblico, a passare, mettendo una ruota nel fosso, da considerare che colui che si era portato via la corda, aveva lasciato gli altri senza più speranza. Dietro di me arrivò Fagnola che visto" il massacro", e per non rischiare di venirmi addosso, tirò a dritto nel campo, ricordo che aveva lasciato il motore acceso e il tubo di scarico faceva le bolle da sotto il fango (e sì che la Fiat 125 era abbastanza alta). Nell'occasione perse una scarpa nella melma e non riuscì più a trovarla. Infine trovata una corda mi tirarono fuori e mi trovai così dietro ai Fratelli Galullo. Avevamo accumulato tanto ritardo che eravamo 2 minuti fuori tempo massimo, nessuno ci avvisò che avevano tolto quella prova, avevano condonato 30 minuti e le auto che erano riusciti a bloccare dopo di noi, le avevano deviate sulla via provinciale per Porto Azzurro e si rincrociavano con noi all'Hotel Plaza. |
(Alcuni passaggi 02) |
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(Un altro passaggio) |
(Notare i solchi nella strada) |
(La Targa 61) |
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L'AVVENTURA FINALE Durante il proseguimento della gara ci avvertirono dei 30 minuti e di tutto il resto, ma a dire il vero il nostro Gt era un pò malconcio, le creste di terra della Falconaia ci avevano strappato il cavo del freno a mano ed ora il fango accumulato sui freni a disco non permetteva più il raffreddamento, per frenare un pò dovevo pompare varie volte sul pedale, ma non ottenevo grandi cose e quando vai a correre serve che i freni funzionino perfettamente. Facemmo in quelle condizioni tutto il giro da marciana PuntaNera Pomonte S.Piero e alla Pila al nostro meccanico, che in quell'occasione era Lido detto Carnera per la sua stazza non troppo grossa, spiegai il problema freni, pensò ci fosse dell'aria e si mise a scaricarla, ma al posto dell'aria usciva fumo, tentò di immettere tutto l'olio che aveva di scorta, ma il problema non si risolse. Per non farli stare in pensiero dissi che ora andavano e ripartimmo dicendo di procurarsi altro olio da sostituire alla sosta successiva, ma per premio dovevamo fare la Segagnana e chi la conosce sa bene quali strapiombi ci siano, comunque la parte più pericolosa era in salita, quindi i freni non servivano e magari si sarebbero un pò raffreddati; per la discesa ci avremmo pensato al momento opportuno. Arrivati ad un controllo a timbro, sia noi sia i fratelli Galullo trovammo che la postazione non era attiva, perchè qualcuno si era dimenticato di dire che noi marciavamo con 30 minuti di ritardo, ma regolarmente abbuonati., decidemmo di proseguire ugualmente. Qui ci fu l'avventura definitiva, arrivati in cima al Monte Tambone, veramente scoraggiati, senza freno a mano, con i freni su cui non potevamo fare affidamento e con la discesa da affrontare, anche se non ci dicevamo nulla ognuno di noi sapeva bene il rischio che correvamo, ma sentite cosa accadde: arrivati in cima alla piana trovammo ........ un bel fagiano.... Carlo uscì di corsa dalla macchina per prenderlo, ma lui volò via. Ci presero le risa, ci guardammo e poi decidemmo che la nostra vita era più preziosa di un arrivo, valutammo anche il fatto che non avevamo il timbro sulla scheda e decidemmo di mettere fine alla gara (Galullo il controllo a timbro lo trovò all'uscita e fu ritenuto valido ugualmente). Peccato perchè a Lacona rimaneva solo da fare il pezzo di strada che passando per Colle Reciso ci avrebbe portato al traguardo della prima tappa, e per la seconda c'era il tempo di rimettere a posto i vari problemi, ma la seconda avventura ormai era finita lì. La sera alla premiazione (di chi era arrivato) trovai uno degli organizzatori, a cui rivolsi le mie rimostranze, dissi che avevo i filmati, ed era vero, di tutte le macchine che erano state spinte o tirate col trattore, che non avevo trovato il controllo che doveva esserci e minacciai di mandare una relazione a chi di dovere e far annullare la gara, mi dissero che sarebbe stata una pessima reclame per l'Elba ed il suo Rally e mi convinsero a prenderla con filosofia, così la rabbia lasciò posto al buon senso. L'anno dopo ebbi dei contatti con l'AR Francia, sponsorizzata da una nota casa di spumanti che voleva mettere in mano ad uno "sensa nome" un'AR GT 2000 per valutarne i punti deboli e...... lì ragazzi c'era da divertirsi, si perchè quando ti dicono vai senza paura perchè vogliamo vedere cosa si rompe, beh! la cosa ti manda in sollucchero..., dopodichè la macchina con le opportune modifiche sarebbe stata assegnata ad un pilota di fama mondiale Vennero all'Elba Lui e il rappresentante AR, ci incontrammo al porto, parlammo su come procedere, mi dissero cosa volevano che io facessi, poi purtroppo, per intoppi doganali non riuscimmo ad avere l'auto in tempo e quella speranza andò in fumo. Quell'anno al rally partecipai in qualità di spettatore. L'anno successivo mio cognato ed io pensammo di andare con una ALFA SUD, ma essendo nuova non aveva ancora le fiches di omologazione e avremmo dovuto correre fra i prototipi, con tutte le conseguenze di impianti di freni, di antincendio e di sicurezza che non erano proprio alle nostre portate, specialmente per la ristrettezza dei tempi sperammo fino all'ultimo di avere le fiches e partecipare in gruppo 1 o max 2 per via delle modifiche che avevamo fatto alle sospensioni per alzarla un pò da terra, ma non arrivarono in tempo. Finì così per sempre l'avventura Rallystica. Approfittando di questo diario, voglio ancora una volta ringraziare tutti gli amici che mi sostennero, tutti coloro che presero parte all'assistenza ed in primis i parenti, Babbo, Anna, Luciano e Grazia che fece il rally parallelo a me per vedermi passare ed in un'occasione per portarmi il tappo dell'olio che avevamo perso, ed infine a Carlo che si è sempre fidato di me, della mia guida e non solo in queste occasioni. |
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Ah!!!!!! dimenticavo.... non è che con il rally è finita la passione per i motori, anzi, io e Grazia abbiamo "scoperto" quanto è bello andare in giro con la Moto, così abbiamo cominciato ad assaporare una nuova "giovinezza". La prima moto era una Yamaha Virago 500 con cui siamo andati un pò per l'italia ed anche in Francia, ci è piaciuto talmente tanto che il Virago l'abbiamo sostituito con una più comoda Yamaha Dragstar 650 con la quale abbiamo fatto tre bei viaggi nella parte bassa della Francia. Quest'anno, per una tendinite ad una mia gamba, non siamo andati, ma ci riproponiamo di recuperare il tempo perso. | ||||
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